Loading...

Sapere Food Logo Sapere Food

Authority doganale Ue, la candidatura italiana apre una fase decisiva sui controlli alimentari

Redazione Avatar

di Redazione

TITOLO

L’approvazione della candidatura italiana a sede della nuova Authority doganale europea segna un passaggio che potrebbe modificare in profondità il modo in cui l’Unione controlla i prodotti agroalimentari provenienti da Paesi terzi. La decisione del Consiglio dei Ministri accoglie un’istanza portata avanti da Coldiretti per anni, spesso con iniziative di piazza ai confini e nei porti, nel tentativo di sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di un presidio uniforme e credibile nella verifica delle merci in entrata. Una battaglia condotta mentre agricoltori italiani e consumatori assistevano a un paradosso: controlli serrati sulla produzione interna e, allo stesso tempo, una soglia minima di verifiche sulle importazioni, spesso limitate alla parte documentale.

Il sistema dei controlli attuale e le sue distorsioni

Secondo le stime illustrate da Coldiretti, soltanto il 3% dei prodotti alimentari extra Ue viene sottoposto a verifiche effettive sulla salubrità. Il resto supera la frontiera europea senza un’analisi che vada oltre i documenti presentati dall’operatore commerciale. Il problema reale sta però nella frammentazione del sistema: ogni Stato membro decide come organizzare i controlli, con la conseguenza che i varchi di ingresso hanno livelli di attenzione diversi, lasciando spazio a squilibri che ricadono sui mercati interni.

In questo scenario, le imprese agricole italiane – vincolate a uno dei regimi più severi al mondo in materia di sicurezza alimentare – si ritrovano a competere con prodotti coltivati in Paesi dove pesticidi o antibiotici vietati da anni in Europa continuano a essere impiegati. Una discrepanza che alimenta distorsioni economiche e mette a rischio la fiducia dei consumatori, oltre a ridurre l’efficacia delle politiche europee sul tema della qualità.

Perché l’Italia è considerata la sede più adatta

L’Italia ha costruito nel tempo una leadership riconosciuta sulla tracciabilità e sulle norme di produzione agroalimentare. Non stupisce, quindi, che Coldiretti sottolinei come la candidatura risponda in modo naturale alla necessità di un’autorità capace di superare le disparità tra gli Stati membri. La scelta di collocare nel nostro Paese la sede dell’Authority avrebbe anche un valore simbolico: dare centralità al territorio che, più di altri, subisce gli effetti di importazioni a rischio.

Secondo le analisi dell’organizzazione agricola, infatti, i prodotti alimentari e le bevande provenienti da Paesi extra Ue presentano un rischio di contaminazione chimica nove volte superiore rispetto ai corrispondenti italiani. Un dato che rafforza l’urgenza di un sistema che assicuri un livello di tutela uniforme per tutti i cittadini europei, evitando che la concorrenza sleale continui a erodere il lavoro di chi segue rigorosamente le regole.

La candidatura, ora formalmente approvata, dovrà affrontare il confronto con gli altri Paesi interessati, ma rappresenta un segnale politico chiaro: l’Europa ha bisogno di un’unica direzione nella gestione dei controlli doganali e l’Italia è pronta a guidarla.

Redazione

Redazione