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Canapa industriale, la decisione del Consiglio di Stato apre uno spiraglio per una filiera strategica

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di Redazione

19/11/2025

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Il rinvio alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea della norma che vieta l’utilizzo delle infiorescenze di canapa segna un momento particolarmente rilevante per un comparto che negli ultimi anni ha conquistato un ruolo economico e sociale di primo piano nelle aree rurali italiane. Una filiera da mezzo miliardo di euro, composta da circa 3.000 aziende agricole e 30.000 addetti, che rischiava di essere compromessa dal divieto introdotto dal Decreto Sicurezza e contestato dall’associazione Canapa Sativa Italia. La scelta del Consiglio di Stato apre ora un percorso di confronto sul piano europeo che potrebbe ridefinire il quadro normativo, riportando equilibrio a un settore che opera nel pieno rispetto dei limiti consentiti dalla legge europea sul THC.

Un divieto che colpisce il cuore economico della filiera

Il nodo principale è rappresentato dall’articolo 18 del Decreto Sicurezza, che vieta qualsiasi operazione commerciale sulle infiorescenze della Cannabis sativa L., incluse lavorazione, commercializzazione, trasporto, estrazione di oli e resine. Una disposizione che finisce per azzerare proprio la parte più redditizia della coltivazione, escludendo dal mercato prodotti cosmetici, estratti naturali e semilavorati che spesso costituiscono la voce principale di reddito per gli agricoltori.

Coldiretti ha espresso con chiarezza il proprio dissenso, ricordando che vietare un’intera gamma di utilizzi non psicoattivi equivale a trattare la canapa industriale come una sostanza stupefacente, nonostante il THC inferiore allo 0,3% la renda priva di effetti psicotropi. Una posizione che penalizza gli agricoltori italiani e crea una distorsione del mercato, poiché prodotti analoghi continuano a essere venduti se importati dall’estero.

Giovani agricoltori, aree interne e sostenibilità: perché la canapa è un settore strategico

Il dibattito sulla canapa industriale non riguarda soltanto una coltura ma una visione complessiva di sviluppo rurale e sostenibilità. Negli ultimi anni la canapa è tornata protagonista grazie alla sua versatilità: trova impiego nell’alimentare, nella cosmetica, nella bioedilizia, nel tessile e perfino nel farmaceutico. È una pianta che migliora il suolo, richiede meno risorse idriche e consente alle aree interne di sviluppare filiere innovative, spesso guidate da giovani imprenditori agricoli.

La scelta del Consiglio di Stato di interpellare la Corte di Giustizia UE rappresenta un segnale di attenzione verso una coltura che concilia sostenibilità, biodiversità e capacità di creare nuove opportunità occupazionali. Per Coldiretti, la tutela della filiera è una battaglia economica e una questione di coerenza con le politiche europee sul mercato unico e con gli obiettivi ambientali dell’UE.

Il procedimento europeo potrebbe ora definire un quadro più razionale e allineato alle normative applicate in altri Stati membri, mettendo fine a un divieto considerato sproporzionato e dannoso per lo sviluppo del settore. Il futuro della canapa industriale italiana dipenderà anche dalla capacità delle istituzioni di riconoscere il valore di una coltura che incarna un’idea di agricoltura moderna, innovativa ed ecologicamente responsabile.

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