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Credito d’imposta 4.0, Coldiretti e Filiera Italia chiedono risorse adeguate: il settore primario rischia una frenata

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di Redazione

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Il tavolo convocato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha riunito rappresentanti del Governo e del mondo produttivo in un momento particolarmente delicato per il comparto agricolo e per le filiere collegate. Coldiretti e Filiera Italia hanno ribadito la necessità di un intervento incisivo sul credito d’imposta 4.0, evidenziando come lo stanziamento previsto dalla manovra – appena 2,1 milioni di euro per il 2026 – rischi di trasformare uno strumento nato per sostenere la modernizzazione del settore in un’occasione limitata a pochissime realtà, troppo distante dalle esigenze effettive delle imprese che operano nella produzione primaria, nella pesca e nell’acquacoltura.

Le richieste delle organizzazioni agricole: più risorse e tempi certi

L’intervento del presidente Ettore Prandini ha posto l’accento su un punto essenziale: senza un incremento sostanziale della dotazione finanziaria, il credito d’imposta 4.0 non potrà assolvere al compito per cui è stato concepito, ovvero accompagnare l’innovazione tecnologica delle aziende agricole. L’iter parlamentare della manovra diventa quindi un passaggio decisivo per recuperare risorse e garantire che l’agevolazione non rimanga un beneficio formale, privo di ricadute concrete sul sistema produttivo.

Al tavolo, Coldiretti e Filiera Italia hanno richiamato l’attenzione anche sulla proroga del credito d'imposta destinato alla ZES agricola per il 2026, definendolo uno strumento essenziale per la competitività dei territori che ricadono nelle aree speciali. La richiesta nasce dalla consapevolezza che l’agricoltura continua a essere non soltanto un presidio economico, ma anche un elemento centrale per la tenuta sociale e ambientale di vaste zone del Paese.

Preoccupazioni e aperture sul fronte fiscale

Accanto alle richieste di ampliamento degli incentivi, le organizzazioni hanno espresso forte preoccupazione per l’ipotesi – a partire dal 1° luglio 2026 – di vietare la compensazione dei crediti d’imposta con i debiti previdenziali e contributivi. Una misura che, se confermata, rischierebbe di appesantire ulteriormente i costi delle imprese agricole, spesso già impegnate in percorsi di rinnovamento tecnologico complessi e costosi. L’effetto previsto dagli operatori del settore è netto: una brusca frenata agli investimenti in macchinari e infrastrutture moderne, proprio mentre la competitività internazionale richiede un salto qualitativo.

Sul fronte della transizione 5.0, Filiera Italia ha accolto con favore la disponibilità del Governo ad ampliare la possibilità di prenotare il credito d’imposta oltre i termini inizialmente fissati, oltre che a valutare l’estensione dell’iperammortamento al 2027. Una scelta, questa, che potrebbe dare ossigeno alle imprese che hanno pianificato investimenti strutturali e puntano a ridurre l’impatto energetico e ambientale dei processi produttivi, rendendo più fluido il passaggio alla nuova fase dell’innovazione industriale.

In un quadro economico che continua a mettere alla prova la tenuta delle filiere agroalimentari, le posizioni espresse da Coldiretti e Filiera Italia offrono uno spaccato chiaro: senza strumenti fiscali adeguati, continui e accessibili, il rischio è quello di interrompere un percorso di modernizzazione che negli ultimi anni ha permesso all’agricoltura italiana di mantenere livelli elevati di qualità e tracciabilità, in un mercato globale che corre veloce.

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