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Dazi USA, la pasta italiana sotto attacco: un rischio da 107%

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di Redazione

06/10/2025

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Un dazio del 107% sulle esportazioni di pasta italiana verso gli Stati Uniti rischia di trasformarsi in una condanna per un intero comparto produttivo che, con fatica e investimenti, è riuscito a consolidare la propria presenza in un mercato decisivo. Le conseguenze non riguarderebbero soltanto le imprese, ma anche milioni di consumatori americani, che vedrebbero il prezzo di un piatto di pasta raddoppiare da un giorno all’altro.

Un mercato strategico che rischia l’azzeramento

Secondo i dati ufficiali, nel 2024 l’export di pasta verso gli USA ha raggiunto 671 milioni di euro, rappresentando una delle voci più significative dell’agroalimentare Made in Italy oltreoceano. Una tassa di questa portata non lascerebbe margini: il prodotto diventerebbe fuori mercato, aprendo la strada a imitazioni e surrogati “Italian sounding” che da anni tentano di sostituirsi all’originale.

Il danno non si limiterebbe alle aziende esportatrici, ma ricadrebbe sull’intera filiera, a partire dai produttori di grano duro italiani, già alle prese con il problema dei prezzi bassi e della concorrenza estera.

L’appello delle imprese e il ruolo della diplomazia

La Coldiretti ha definito le accuse di dumping mosse dagli Stati Uniti come “strumentali” e parte integrante della strategia dell’amministrazione Trump per spostare produzioni sul suolo americano.

Il presidente Ettore Prandini ha chiesto un’azione immediata e coordinata del Governo italiano e dell’Unione Europea, chiamando in causa i ministri Lollobrigida e Tajani insieme all’ICE. La difesa della pasta italiana non è soltanto una questione commerciale, ma anche culturale: significa salvaguardare un simbolo della Dieta Mediterranea, riconosciuta a livello internazionale come patrimonio immateriale dell’umanità.

Se la misura non venisse scongiurata, l’Italia rischierebbe di perdere uno dei propri presidi agroalimentari più forti a livello globale, con ripercussioni sull’occupazione, sull’indotto e sull’immagine del Paese.

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