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Donne che trasformano i territori: il premio “Amiche della Terra” racconta l’Italia che ricuce comunità e futuro

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di Redazione

25/11/2025

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Nel cuore di Roma, durante la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, le Donne della Coldiretti hanno riportato al centro del dibattito pubblico ciò che spesso scivola ai margini: il ruolo decisivo delle imprenditrici agricole nel tenere insieme dignità, lavoro, territorio e innovazione sociale. Storie differenti per geografia e percorso, accomunate dal coraggio con cui affrontano fragilità, isolamento, vecchie abitudini e ostacoli economici, costruendo presidi di libertà dove nessuno avrebbe immaginato.

Agricoltura come presidio sociale e rinascita dei luoghi

Il racconto più potente arriva forse dal Salento, dove una masseria isolata tra gli ulivi è diventata un rifugio per donne che hanno bisogno di riparo e di tempo per ricominciare. Gabriella Rondini ha intrecciato produzione agricola e accoglienza, scegliendo lo zafferano come simbolo di un’economia preziosa e delicata, che cresce solo se protetta con cura.

In Emilia Romagna, Chiara del Bono ha ridato ritmo e voce a un borgo montano recuperando un vecchio mulino. La farina che macina diventa quasi un pretesto: l’obiettivo vero è restituire vita a Roccaprebalza, con un laboratorio collettivo dove il pane si prepara insieme e i visitatori riscoprono la lentezza di un luogo che rinasce attraverso le mani di chi lo abita.

Più a nord, in Piemonte, Roberta Colombero ha riportato in quota l’antico mestiere della malgara e lo ha aperto al pubblico. Chi la raggiunge in alpeggio non trova una proposta turistica confezionata, ma un’immersione nella quotidianità della montagna, tra mungiture all’alba e pascoli silenziosi, dove la fatica si mescola alla gratitudine per un paesaggio che resiste.

Innovazione, filiere femminili e visione internazionale

Dal vino abruzzese esportato in decine di Paesi al primo farmers market nato ad Alessandria d’Egitto grazie all’impegno di Eman Ahmed Abdelaziz Seif Ahmed, le storie premiate mostrano come l’imprenditoria agricola femminile sappia costruire relazioni solidali oltre i confini, generando opportunità che coinvolgono intere comunità.

Accanto alle aziende che crescono e innovano, emergono percorsi che intrecciano creatività e appartenenza: l’agriturismo ligure nato dalle macerie di un casale abbandonato, le scenografie vegetali ideate da Serena Gallaccio con un’attenzione rigorosa all’economia circolare, il progetto “Contadina Contemporanea” che porta nei food truck un racconto nuovo della ruralità. E poi l’esperienza di Valeria Comensoli Ruggeri, allevatrice digitale che usa i social per mostrare la trasparenza del suo lavoro, o la tenacia di Moira Donati, capace di rimettere in piedi la propria azienda dopo un incendio devastante.

Il premio speciale a “Libeera”, la birra di filiera agricola interamente femminile, sigilla il valore simbolico ed economico di queste iniziative: un prodotto nato per sostenere i centri antiviolenza, costruito da mani che credono in una filiera dove parità e competenza procedono insieme.

Sul fondo resta un dato che racconta l’Italia rurale meglio di molte analisi: quasi un terzo delle imprese agricole è guidato da donne, spesso giovani, spesso laureate, spesso impegnate a trasformare la terra in un luogo dove le persone possono trovare lavoro, dignità e una nuova forma di comunità.

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