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I piatti tipici del Piemonte: ricetta da non perdere

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di Redazione

24/09/2025

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La cucina piemontese è un universo ricco di sapori, storie e territori: dalle montagne alle colline, dalla pianura alla città, ogni zona del Piemonte ha donato al patrimonio gastronomico nazionale pietanze iconiche e ricette che è impossibile ignorare. In questo articolo incontreremo alcuni dei piatti tipici del Piemonte che ogni appassionato di cucina dovrebbe conoscere, provare e magari riprodurre in casa.

Tajarin: l’eleganza dorata della pasta all’uovo

Tra i primi che più evocano le colline del Piemonte ci sono i tajarin, una pasta all’uovo sottilissima e burrosa che incarna la delicatezza della tradizione. Secondo la ricetta classica, per un chilo di farina possono essere necessari fino a 40 tuorli, al fine di ottenere un impasto straordinariamente ricco, compatto e dal colore intenso. La preparazione prevede un taglio finissimo e un condimento semplicissimo che esalti la qualità degli ingredienti. Il burro fuso è la scelta classica, ma l’abbinamento più nobile è con il tartufo bianco d’Alba: una pioggia di lamelle appena affettate sopra la pasta calda trasforma il piatto in una celebrazione della cucina d’autore. Esiste anche una variante più corposa, il tajarin al ragù, in cui la pasta si accompagna a un sugo di carne arricchito da fegatini di pollo per un gusto più deciso.

Agnolotti piemontesi: tradizione in ogni morso

Quando si parla di pasta ripiena piemontese, non si può non menzionare gli agnolotti piemontesi. Questi ravioli di forma rettangolare hanno un ripieno che varia a seconda della zona: arrosto di vitello, maiale, verdure, oppure un misto che valorizza gli avanzi in una logica di cucina di recupero divenuta tradizione. Il condimento tipico è burro e salvia, oppure un sugo tratto da un brasato che avvolge la pasta senza coprirla. In alcune varianti locali, come gli agnolotti “dal plin”, il ripieno è modellato in forma minuta grazie a una pizzicatura sul bordo, creando una versione in miniatura che esalta l’equilibrio tra pasta e ripieno.

Bagna cauda: convivialità e bontà da condividere

Se la cucina piemontese sa essere raffinata, non dimentica certo i piatti di comunità. Tra questi spicca la bagna cauda, una salsa calda a base di aglio, acciughe e olio extravergine d’oliva, in cui immergere verdure crude o cotte. È un’esperienza conviviale: la salsa viene mantenuta calda e fumante, ed è il centro attorno al quale si ruota la cena. Le verdure servite possono includere cardi, peperoni, cavolfiori, topinambur, patate. Ogni commensale intinge le verdure nella salsa con stecchini o forchettine: così, sapore e convivialità si fondono in un rito che rende la bagna cauda un simbolo della socialità gastronomica piemontese.

Vitello tonnato: eleganza fredda e delicatezza

Il vitello tonnato è un classico della cucina italiana, ma affonda radici storiche proprio nella tradizione piemontese. Il piatto prevede fette sottili di vitello, cotte a bassa temperatura e raffreddate, poi condite da una salsa tonnata cremosa e avvolgente, preparata con tonno, acciughe, capperi, olio e tuorli. La delicatezza della carne e la sapidità controllata della salsa ne fanno un antipasto raffinato, perfetto sia in occasioni formali sia come secondo estivo. È uno di quei piatti che dimostrano come la cucina piemontese riesca a combinare semplicità ed eleganza con estrema naturalezza.

Bollito misto: il piatto nobile dell’inverno

Quando si parla dei piatti robusti delle stagioni fredde in Piemonte, il bollito misto è protagonista indiscusso. È un piatto che fa uso di molteplici tagli di carne — manzo, vitello, gallina, zampone — cotti a lungo in un brodo aromatico. La vera arte del bollito sta nella scelta delle salse d’accompagnamentobagnetti, salsa verde, salsa rossa, mostarde. Spesso viene servito con il carrello del bollito, permettendo agli ospiti di scegliere i pezzi e le quantità, rendendo la cena un momento di condivisione e gusto su misura.

La filosofia della cucina piemontese

piatti tipici del Piemonte non sono semplici pietanze: sono manifestazioni culturali, espressioni di un'identità forte e coerente, radicata nella terra e nella memoria. La loro forza risiede nella capacità di conservare la tradizione senza rinunciare alla varietà. La cucina piemontese ha infatti saputo attraversare secoli di storia mantenendo intatti i suoi capisaldi, pur aprendosi a influenze nobili come quella francese o savoiarda. La presenza di piatti popolari accanto a ricette aristocratiche testimonia un equilibrio raro: non è una cucina monocorde, ma un mosaico di storie locali. Ogni valle, ogni paese, ogni famiglia ha una variante, un ingrediente segreto, un modo personale di interpretare una ricetta tramandata da generazioni. Ecco perché parlare di piatti tipici del Piemonte significa anche parlare di identità collettiva, di resilienza culturale, di memoria gastronomica condivisa. In un mondo sempre più standardizzato, il Piemonte continua a essere un modello di resistenza culinaria, dove il cibo resta un atto di appartenenza e di orgoglio. Non si tratta solo di mangiare, ma di raccontare chi si è, da dove si viene e come si vive.

Fritto misto alla piemontese: ingredienti semplici, gusto deciso

Il fritto misto alla piemontese è un piatto festivo, legato alle tradizioni contadine. Le frattaglie (animelle, cervello, fegato), la carne e persino ingredienti dolci come amaretti o mele vengono impanati e fritti, serviti in un caleidoscopio di sapori e consistenze. Il contrasto tra la croccantezza esterna e la morbidezza interna, tra il salato e il dolce, rende il fritto misto una vera esplosione di sapori autentici e un piatto che richiede maestria e conoscenza delle tecniche tradizionali.

Gnocchi alla bava: la golosità dei formaggi

Un altro gioiello della tradizione piemontese è rappresentato dagli gnocchi alla bava, una preparazione in cui gli gnocchi di patate si fondono con formaggi locali come fontina, toma e robiola, creando un effetto filante e irresistibile. Il nome “alla bava” deriva proprio dal filo che si forma ad ogni forchettata. È un piatto ricco, nutriente e avvolgente, perfetto per scaldare le giornate fredde e per esaltare l’identità casearia della regione.

Altri protagonisti: dal pane alle zuppe

Sebbene i piatti sopra siano tra i più noti, la tavola piemontese offre ulteriori specialità da ricordare. Il bonèt è un dolce tradizionale a base di cacao, uova, amaretti e caramello, che chiude il pasto con una nota densa e profumata. I baci di dama, tipici di Tortona, sono biscotti friabili che uniscono due semisfere con cioccolato fondente: un connubio perfetto di croccantezza e dolcezza. Le paste di meliga, fatte con farina di mais, offrono una consistenza sabbiosa e un sapore delicato, spesso servite con zabaione o vini dolci come il **Moscato d’Asti**. Tra i piatti più umili, ma non meno significativi, c’è la sòma d’aj, una fetta di pane strofinata con aglio e condita con un filo d’olio, simbolo della semplicità saporita della cucina contadina. Anche la zuppa mitonata, preparata con pane raffermo, formaggio, brodo e talvolta verza o fagioli, rappresenta la capacità piemontese di trasformare ingredienti semplici in un piatto dal gusto profondo e autentico.

L’importanza dei vini piemontesi nell’accompagnamento dei piatti

Non si può parlare di piatti tipici del Piemonte senza considerare l’immenso valore dei suoi vini, che rappresentano un elemento imprescindibile per esaltare ogni sapore della cucina locale. Le Langhe, il Monferrato e l’Astigiano sono territori vocati alla produzione di vini pregiati, capaci di dialogare armoniosamente con le ricette tradizionali. Un buon Barolo o un elegante Barbaresco sono perfetti per accompagnare un bollito misto o un brasato, grazie alla loro struttura robusta e ai tannini avvolgenti. Il Barbera d’Asti, più fresco e fruttato, si sposa egregiamente con i tajarin al ragù o con gli agnolotti. Per i piatti più delicati, come il vitello tonnato o la bagna cauda, un bianco aromatico come il Gavi o un vivace Moscato d’Asti possono offrire un contrappunto di freschezza e leggerezza. Questo connubio tra cibo e vino non è solo un’abitudine, ma una vera e propria filosofia piemontese, in cui il gusto si completa e si arricchisce grazie all’equilibrio perfetto tra sapori e profumi, espressione profonda del terroir.
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