Il ritorno ai grani antichi: quali sono e perché fanno bene
di Redazione
06/11/2025
Negli ultimi anni il mondo dell’alimentazione ha riscoperto il fascino e il valore dei grani antichi, riportandoli al centro di una nuova cultura del cibo che unisce salute, sostenibilità e tradizione. Dopo decenni di dominio dei grani moderni, selezionati per l’alta produttività e la facilità di lavorazione industriale, sempre più agricoltori e consumatori stanno rivalutando le varietà di frumento coltivate prima dell’avvento dell’agricoltura intensiva. I grani antichi non rappresentano solo un ritorno al passato, ma anche una possibile chiave per un futuro alimentare più equilibrato, rispettoso della terra e del benessere umano.
L’origine e la storia dei grani antichi
I grani antichi sono varietà di frumento che hanno mantenuto nel tempo le loro caratteristiche genetiche originarie, non sottoposte a ibridazioni o modifiche genetiche moderne. Si tratta di cereali che risalgono a epoche remote, coltivati già nelle civiltà mesopotamiche, egizie e greche. Tra le varietà più note troviamo il farro, il Senatore Cappelli, il grano Khorasan (Kamut), la timilia, la russello, l’enkir e la saragolla. Questi nomi evocano territori, tradizioni e sapori antichi, e ciascuno di essi porta con sé una storia legata a un particolare ambiente geografico e culturale. Durante il Novecento, la ricerca agronomica si è concentrata sulla selezione di grani ad alta resa, con spighe più corte e facilmente meccanizzabili. Il cosiddetto “grano moderno” ha risposto alle esigenze dell’industria, ma al prezzo di una perdita di biodiversità e di una progressiva omologazione del gusto. I grani antichi, al contrario, sono rimasti inalterati: più rustici, meno produttivi ma naturalmente adattabili ai climi e ai terreni locali. La loro riscoperta nasce dal desiderio di riconnettersi con un modo di coltivare più autentico e di ritrovare un sapore che la modernità aveva quasi cancellato.Le caratteristiche dei grani antichi
I grani antichi si distinguono dai grani moderni per una serie di caratteristiche morfologiche e nutrizionali che li rendono unici. Hanno spighe alte, che possono superare il metro e mezzo, e radici profonde che permettono una migliore capacità di assorbimento dei nutrienti del terreno. Queste varietà sono spesso più resistenti alle malattie e non necessitano di grandi quantità di fertilizzanti o pesticidi, rendendole particolarmente adatte all’agricoltura biologica. Il loro ciclo di crescita è più lungo, ma questa lentezza si traduce in un equilibrio naturale che restituisce al grano una maggiore ricchezza di aromi e di sostanze benefiche. Dal punto di vista nutrizionale, i grani antichi presentano un contenuto proteico superiore e una minore presenza di glutine, anche se non sono adatti ai celiaci. La qualità del loro glutine è però diversa: meno tenace e più digeribile. Contengono inoltre più fibre, vitamine del gruppo B, minerali come ferro, zinco e magnesio, oltre a antiossidanti naturali. Questa composizione li rende particolarmente indicati per chi desidera una dieta equilibrata e più naturale.Il valore culturale e territoriale dei grani antichi
Ogni varietà di grano antico racconta una storia legata a un territorio. In Italia, per esempio, il Senatore Cappelli è simbolo della tradizione cerealicola del Sud, sviluppato in Puglia agli inizi del Novecento e oggi coltivato soprattutto in Basilicata e in Sardegna. La timilia, o tumminia, è un grano duro siciliano coltivato fin dall’antichità, capace di resistere ai climi aridi dell’isola e di donare alla farina un colore ambrato e un profumo intenso. Il farro, coltivato già dagli antichi Romani, rappresenta una delle più antiche forme di frumento e continua a essere un alimento principe dell’Appennino centrale. La riscoperta di questi grani non è solo un fenomeno gastronomico, ma un movimento culturale che vuole preservare la memoria agricola del Paese. Le comunità rurali che li coltivano seguono spesso metodi tradizionali, basati sulla rotazione delle colture e sulla semina manuale. Questo approccio tutela la biodiversità e rafforza il legame tra uomo e natura. Mangiare pane o pasta ottenuti da grani antichi significa anche sostenere un modello agricolo etico, che privilegia la qualità alla quantità e la terra al profitto.Grani antichi: i benefici per la salute
L’interesse crescente verso i grani antichi è dovuto soprattutto ai loro benefici per la salute. Diversi studi hanno evidenziato come questi cereali, rispetto ai grani moderni, abbiano un impatto più equilibrato sul metabolismo e favoriscano una migliore digestione. Il glutine meno tenace e la struttura proteica più semplice li rendono più tollerabili per chi soffre di sensibilità al glutine. Inoltre, la maggiore presenza di fibre contribuisce a regolare l’attività intestinale e a ridurre l’assorbimento dei grassi e degli zuccheri, favorendo il controllo del peso e della glicemia. Le farine di grani antichi conservano un contenuto più alto di germe e crusca, parti del chicco che nei processi industriali vengono spesso eliminate. Questo garantisce un apporto superiore di antiossidanti, vitamina E e minerali essenziali. Il risultato è un alimento più completo, in grado di sostenere il benessere cardiovascolare e di contribuire alla prevenzione delle infiammazioni croniche. Chi adotta una dieta che include questi grani riferisce spesso una sensazione di maggiore leggerezza dopo i pasti e una energia più stabile, dovuta al rilascio graduale dei carboidrati complessi.Il gusto e la qualità del pane e della pasta da grani antichi
Un altro motivo del successo dei grani antichi è il gusto autentico che regalano. Pane, pasta e prodotti da forno realizzati con queste farine sprigionano profumi intensi e sapori complessi, che variano a seconda della varietà e del territorio di provenienza. La timilia regala note leggermente tostate e un colore scuro, il Senatore Cappelli offre un aroma dolce e persistente, mentre il farro restituisce una fragranza delicata e una consistenza piacevole. Il risultato è un prodotto più vivo, che porta con sé la complessità del terreno e del clima in cui è cresciuto. La molitura a pietra, spesso utilizzata per lavorare i grani antichi, permette di preservare le sostanze nutritive e di ottenere farine meno raffinate ma più ricche. Anche se queste farine sono più difficili da lavorare rispetto a quelle moderne, la loro resa sensoriale è superiore. I panificatori artigianali e i pastai tradizionali che le utilizzano parlano di una farina viva, che reagisce in modo naturale ai tempi di lievitazione e restituisce un prodotto dalla consistenza rustica e genuina.Sostenibilità e rispetto per l’ambiente
Coltivare grani antichi significa anche prendersi cura dell’ambiente. Queste varietà, adattate nel corso dei secoli ai climi locali, richiedono meno fertilizzanti, meno acqua e nessun pesticida chimico. Crescono bene anche su terreni poveri, contribuendo a ridurre l’erosione del suolo. La loro altezza naturale consente di ombreggiare il terreno, limitando la crescita delle infestanti senza l’uso di erbicidi. L’agricoltura basata sui grani antichi favorisce la biodiversità e il mantenimento di ecosistemi agricoli equilibrati. Questo tipo di coltivazione si inserisce perfettamente nel concetto di agricoltura rigenerativa, che mira non solo a produrre cibo, ma anche a rigenerare il suolo e a ridurre l’impatto climatico dell’agricoltura. In un momento storico segnato dalla crisi ambientale, il ritorno ai grani antichi rappresenta una risposta concreta e sostenibile.La riscoperta contemporanea dei grani antichi
Il ritorno ai grani antichi è oggi un fenomeno globale, che coinvolge agricoltori, panificatori, chef e consumatori consapevoli. Mercati locali, panifici artigianali e ristoranti di alta cucina hanno abbracciato questa tendenza, trasformandola in un movimento culturale diffuso. Non si tratta di semplice nostalgia, ma di un atto di resistenza contro la standardizzazione del gusto e la perdita di identità alimentare. Ogni volta che si sceglie un prodotto ottenuto da grani antichi, si compie un gesto che unisce salute, cultura e sostenibilità. Anche il mondo scientifico guarda con interesse a queste varietà. Le ricerche si concentrano sulle loro proprietà nutrizionali e su come possano contribuire alla prevenzione di malattie metaboliche e infiammatorie. L’attenzione crescente verso la qualità delle farine e la tracciabilità delle filiere spinge istituzioni e università a collaborare con i produttori per preservare questo patrimonio genetico e culturale.Un equilibrio tra passato e futuro
I grani antichi ci ricordano che il progresso non consiste solo nell’aumentare la produttività, ma anche nel riscoprire l’equilibrio tra uomo e natura. Tornare a questi cereali non significa rinnegare la modernità, ma integrarla con consapevolezza. Ogni spiga di grano antico racconta un modo diverso di intendere l’agricoltura, la salute e la cultura. Nelle loro forme semplici e nei loro sapori intensi si trova una lezione preziosa: il futuro dell’alimentazione passa anche dalla capacità di guardare indietro, di valorizzare la diversità e di rispettare i ritmi della terra. I grani antichi non sono solo un alimento, ma un simbolo di armonia, un ponte tra passato e futuro, tra sapienza contadina e consapevolezza moderna.Articolo Precedente
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