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Italia, volumi in crescita su valute e derivati OTC: cosa dicono i numeri di aprile 2025

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di Redazione

03/10/2025

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L’istantanea scattata dalla rilevazione triennale coordinata dalla BIS e condotta dalla Banca d’Italia a aprile 2025 mostra un mercato italiano dei cambi e dei derivati OTC più profondo, più liquido e attraversato da spostamenti tecnici che meritano di essere letti con calma: il turnover FX e dei derivati su valute sfiora i 480 miliardi di dollari al giorno, mentre i derivati su tassi d’interesse arrivano a 513 miliardi, in decisa salita rispetto alla misurazione del 2022. Il dollaro resta la moneta di riferimento, gli FX swap continuano a fare la parte del leone e gli Overnight Indexed Swaps (OIS) accelerano, segno di un mercato che regola fine duration e funding in un contesto ancora volatile.

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Valute: il dollaro guida, gli FX swap confermano la centralità operativa

Sul fronte del foreign exchange, la coppia dollaro/euro concentra il grosso degli scambi, e la valuta statunitense rimane l’àncora di prezzo e di liquidità: transazioni in USD per circa 385 miliardi di dollari nell’aggregato valutario. Nel dettaglio degli strumenti, la fotografia ribadisce il primato degli FX swap – meccanismo cardine per la gestione della liquidità in valuta – con 289 miliardi di turnover; crescono anche spot, outright forwards e opzioni, a conferma di un utilizzo più tattico della copertura sui flussi commerciali e finanziari. L’aumento dei volumi nella direttrice dollaro/altre valute sottolinea, inoltre, il ruolo del biglietto verde come crocevia transazionale anche quando l’euro non è la controparte, segnalando catene di copertura e riallineamenti di tesoreria che passano quasi inevitabilmente per il mercato in USD.

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Tassi: OIS in accelerazione, FRA ancora il benchmark operativo

Sui derivati di tasso l’elemento più evidente è l’avanzata degli OIS, balzati a circa 167 miliardi (da 109 miliardi nel 2022): una dinamica coerente con la necessità di gestire in modo granulare l’esposizione al tasso a breve, in scia a cicli di politica monetaria ancora in transizione. Restano decisivi i Forward Rate Agreements (FRA), con 173 miliardi di scambi, mentre gli altri interest rate swaps contribuiscono per oltre 153 miliardi. La scomposizione per valuta segnala la tenuta dell’euro (circa 428 miliardi), ma anche la crescita del blocco in dollari (oltre 82 miliardi), a indicare un utilizzo più ampio della curva USD per pricing, coperture incrociate e gestione del rischio di portafoglio.

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Controparti: il baricentro si sposta verso gli intermediari finanziari

La lettura per controparte chiarisce dove si forma davvero la liquidità: banche transfrontaliere e altre istituzioni finanziarie assorbono la maggioranza degli scambi. A aprile 2025 le prime sommano circa 515-517 miliardi tra FX e tassi, le seconde quasi 397 miliardi, con un progresso particolarmente marcato rispetto al 2022. È un segnale di filiera più complessa: fund manager, hedge fund, assicurazioni e dealer non bancari entrano con maggiore continuità nella catena di trasferimento del rischio, mentre le banche residenti mantengono un ruolo importante ma meno dominante nella formazione del prezzo. Per le imprese, questo si traduce in spread spesso più competitivi ma anche in una maggiore attenzione da dedicare alla qualità dei collateral e alle clausole di marginazione.

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Cosa indicano questi movimenti per tesorerie e risk manager

Tre messaggi operativi emergono dai dati. Primo, l’uso prevalente degli FX swap e l’avanzata degli OIS confermano che la gestione della liquidità – in valuta e in durata – resta il cuore della strategia di copertura; conviene, dunque, affinare policy interne su tenori, roll e concentrazione per evitare colli di bottiglia su scadenze affollate. Secondo, l’allargamento del perimetro delle altre istituzioni finanziarie tra le controparti suggerisce procedure di onboarding più robuste, con verifica dei flussi di collateral, della resilienza operativa e dei protocolli di risoluzione delle controversie. Terzo, la “dollarizzazione” degli scambi richiede stress test coerenti su funding USD e un monitoraggio più serrato dei basis, perché shock di breve sul mercato del dollaro possono trasferirsi rapidamente sui costi di copertura in euro.

In controluce, il quadro è quello di un mercato italiano ben integrato nei circuiti globali, dove volumi in aumento e strumenti sempre più mirati convivono con catene di intermediazione più articolate; uno scenario che premia chi governa con attenzione i dettagli tecnici – dal fixing dei tassi overnight alle soglie di collateral – e che chiede all’infrastruttura normativa di mantenere proporzionalità e semplicità, senza indebolire i presìdi di stabilità.

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