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Non di solo pane: il nuovo CREAfuturo racconta i cereali che fanno l’Italia

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di Redazione

09/10/2025

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La nuova uscita di CREAfuturo dedica un numero monografico a cereali e colture industriali, spina dorsale della nostra tavola e di intere filiere manifatturiere. Dalla biodiversità del grano duro per la pasta al mais che alimenta zootecnia e dop casearie, fino a riso, orzo, avena e patata, il percorso intreccia scienza applicata, storia della ricerca pubblica e prospettive industriali. Al centro c’è il lavoro del CREA–Cerealicoltura e Colture Industriali (CREA-CI), erede della scuola di Nazareno Strampelli, che oggi presidia banca del germoplasma, reti di confronto varietale e trasferimento tecnologico alle imprese.

Grano, riso e mais: dove la biodiversità diventa competitività

Sul frumento si lavora su più fronti. La caratterizzazione di forme selvatiche e landraces amplia il serbatoio genetico per resilienza a siccità e malattie; le TEA accelerano l’introduzione mirata di tratti utili, mentre strumenti “non convenzionali” come il naso elettronico intercettano la fusariosi e persino un cane addestrato, Cheope, fiuta la Tilletia indica. La filiera, intanto, scende dal campo al prodotto: farine con profili nutrizionali mirati e impasti per birre di frumento che aprono nuovi segmenti di mercato. L’expertise corre anche all’estero, con team CREA impegnati nel supporto alla modernizzazione del grano egiziano.

Nel mais la parola chiave è adattamento. La banca del germoplasma nazionale consente di selezionare ibridi più parsimoniosi nell’uso dell’acqua; la Rete nazionale di confronto varietale, attiva da oltre mezzo secolo, fornisce ogni anno dati indipendenti per scegliere gli ibridi giusti per area pedoclimatica e finalità d’uso. Il riso sposta l’attenzione sulla sostenibilità: prove in risaie bio agroecologiche, gestioni idriche evolute e la ricerca di varietà con apparati radicali più profondi disegnano l’identikit del risicoltore dei prossimi anni.

Colture industriali, storie e divulgazione: il valore che rimane

La sezione sulle colture industriali attraversa dossier molto diversi: patata (con la biodiversità che va dalla Doribel alle prospettive di filiera in Sila), pomodoro da industria sempre più efficiente nell’uso di risorse, legumi italiani in rilancio, canapa fra farmaci innovativi antidolore e passaporto molecolare per distinguere le varietà. E poi rucola, cardo mariano, bucce di patata come mini-biofabbriche di composti bioattivi per nutraceutica, cosmetica e agronomia, a dimostrazione che l’economia circolare è già un’industria della conoscenza quando la ricerca sa come estrarre e standardizzare.

Il numero ospita pagine che restituiscono profondità storica alla ricerca pubblica. La figura di Ottavio Munerati, padre della bieticoltura moderna, testimonia come i legami internazionali abbiano plasmato la rete CREA; l’analisi del DNA di un campione d’erbario svela la presenza della peronospora del tabacco in Italia già nel 1934, anticipando di decenni le segnalazioni ufficiali e ricordando quanto conti la memoria scientifica. Ampio spazio anche alla divulgazione: il podcast ricostruisce la prima ibridazione italiana del riso che portò al Vialone Nano nel 1925; AgrEcoMed racconta giovani imprenditori alle prese con rotazioni, economia circolare e alleanze territorio–impresa; l’intervista con Margherita Mastromauro fa il punto su pasta e grano duro; i progetti per la scuola (“Nutriamo il futuro!”) portano la scienza tra i banchi; la rubrica “Chiedilo al CREA” scioglie dubbi antichi e quotidiani (frumento o grano?); CREABreak raccoglie video e approfondimenti per chi vuole andare oltre la pagina.

È un numero che mette ordine, senza togliere complessità: filiere più robuste nascono dall’incontro tra genetica e gestione, tra dati e scelte industriali, tra memoria e innovazione. Qui c’è tutto quello che serve per capirlo.

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