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Nuovo stop ai fosfonati nel biologico: il nodo viticoltura e le alternative sostenibili

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di Redazione

27/09/2025

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Il dibattito sull’ammissione dei fosfonati in agricoltura biologica si è nuovamente chiuso con un nulla di fatto. La Commissione Europea, dopo aver ascoltato il parere degli esperti del gruppo EGTOP, ha deciso di non accogliere la richiesta tedesca – sostenuta anche dal Gruppo di alto livello sul vino – di autorizzare l’impiego del fosfonato di potassio nella produzione biologica. Una decisione che arriva dopo anni di confronto acceso, alimentato dalle difficoltà dei viticoltori alle prese con la peronospora e con un contesto climatico sempre più instabile.

Le motivazioni tecniche e le implicazioni commerciali

L’EGTOP ha ribadito la propria contrarietà sottolineando diversi punti critici: la sostanza attiva è prodotta per sintesi chimica, e quindi non compatibile con i principi del biologico; l’uso del prodotto comporterebbe il rischio di contaminazioni di acido fosfonico, difficili da tracciare quanto a origine; infine, l’autorizzazione europea rischierebbe di isolare il settore, dato che Paesi come Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, Cina e Giappone non ammettono i fosfonati nel biologico. Questo elemento avrebbe conseguenze dirette anche sugli scambi internazionali e sul riconoscimento reciproco delle certificazioni. La richiesta della Germania nasceva da esigenze concrete della viticoltura, soprattutto nelle aree più colpite da infezioni fungine. Tuttavia, la Commissione ha scelto di non derogare ai principi fondanti del marchio biologico, che si fonda sulla fiducia del consumatore e sulla netta distinzione rispetto al convenzionale.

Coldiretti Bio e l’urgenza del rame

Coldiretti Bio ha accolto con favore la posizione dell’EGTOP, leggendo in questa scelta un atto di coerenza con i valori del settore. L’associazione sottolinea come la vera urgenza riguardi invece il rinnovo dell’autorizzazione del rame, in scadenza a dicembre 2025. Si tratta di una sostanza ammessa da decenni, per la quale la ricerca scientifica ha già individuato strategie di utilizzo più razionali e meno impattanti sull’ambiente, con dosaggi ridotti ed efficaci.

Il nodo è dunque quello di garantire continuità operativa ai produttori biologici senza introdurre scorciatoie che minerebbero la credibilità del comparto. La sfida per il futuro rimane quella di conciliare produttività, sostenibilità e integrità delle regole, investendo in ricerca e innovazione senza tradire la distintività del marchio bio.

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