Statistiche e tokenizzazione: la sfida che le banche centrali non possono ignorare
di Redazione
25/11/2025
La Banca d’Italia ha pubblicato un nuovo approfondimento dedicato alla trasformazione digitale degli strumenti finanziari, un ambito che procede con una velocità capace di mettere in difficoltà persino le istituzioni più attrezzate. Il documento, inserito nella collana “Mercati, infrastrutture, sistemi di pagamento”, affronta il tema della tokenizzazione con l’attenzione di chi osserva come l’impatto della tecnologia sui mercati non sia più un fenomeno marginale, bensì un terreno che richiede competenze statistiche aggiornate e strumenti di monitoraggio molto più sofisticati.
Perché la tokenizzazione è diventata un tema centrale
La diffusione delle tecnologie basate su registri distribuiti, e in particolare della blockchain, ha aperto la strada a modalità inedite di creazione e gestione degli strumenti finanziari. La tokenizzazione permette di rappresentare digitalmente attività tradizionali — obbligazioni, quote di fondi, crediti, persino beni reali — con vantaggi che gli operatori considerano promettenti in termini di efficienza, tracciabilità e possibilità di frazionamento.
Il problema è che questa espansione procede più velocemente della capacità dei sistemi ufficiali di raccogliere informazioni affidabili. Le piattaforme dove i token vengono emessi, scambiati e regolati non rispondono agli stessi criteri delle infrastrutture centralizzate e regolamentate a cui le banche centrali sono abituate, rendendo difficile individuare chi detiene cosa, dove avvengono le transazioni e quali rischi finanziari si stanno accumulando lungo la filiera tecnologica.
La questione statistica e l’urgenza di colmare i vuoti informativi
Il documento mette in evidenza come le statistiche oggi disponibili siano incomplete, frammentate e, in molti casi, non comparabili. La mancanza di un quadro normativo uniforme porta gli operatori a utilizzare modelli diversi, mentre l’assenza di un sistema di regolamento centralizzato lascia i dati dispersi tra blockchain pubbliche, registri privati e una galassia di intermediari digitali.
Per la politica monetaria, la vigilanza prudenziale e la tutela dei risparmiatori, questa situazione rappresenta un limite serio: senza numeri solidi è complicato comprendere la dimensione reale del mercato, valutare i rischi di concentrazione, monitorare i comportamenti degli intermediari e prevenire eventuali distorsioni. Il rischio evocato dalla Banca d’Italia è concreto: se le statistiche ufficiali non si adegueranno, potrebbero progressivamente perdere la capacità di descrivere quello che accade nell’economia digitale, con conseguenze che andrebbero ben oltre il settore dei token.
Il lavoro suggerisce quindi la necessità di una futura iniziativa internazionale sui data gaps, che metta ordine nelle definizioni, nei criteri di classificazione e nelle modalità di raccolta dei dati. Un percorso che richiede cooperazione tra banche centrali, autorità di vigilanza, organismi di standardizzazione e industria, e che deve misurarsi con un settore in continua trasformazione.
La tokenizzazione non rappresenta un fenomeno accessorio, ma una componente emergente dei mercati finanziari moderni. Capire come misurarla diventa quindi un compito che riguarda tutti, perché dalla qualità delle statistiche dipenderà la capacità delle istituzioni di governare un cambiamento che sta già modificando regole, attori e infrastrutture.
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