Urea e digestato, tra rinvii normativi e sfide per l’agricoltura italiana
di Redazione
08/09/2025
Il rinvio al 1° gennaio 2028 del divieto di utilizzo dell’urea segna un passaggio importante nella strategia di adattamento dell’agricoltura italiana alle regole sulla qualità dell’aria. Una decisione che recepisce le istanze di Coldiretti e che evita uno stop improvviso a un fertilizzante largamente utilizzato, consentendo alle imprese di gestire con maggiore gradualità la transizione. Ma, accanto al sollievo per questa proroga, il dibattito si sposta ora su un tema altrettanto cruciale: la definizione di un quadro normativo chiaro per l’uso del digestato da biogas.
Urea e digestato: efficacia agronomica e costi contenuti
Nonostante i limiti ambientali che ne hanno spinto la progressiva regolamentazione, l’urea rimane uno degli strumenti più diffusi per garantire rese stabili e costi gestibili. Negli ultimi anni le aziende agricole hanno introdotto pratiche più raffinate di distribuzione, capaci di ridurre l’evaporazione dell’azoto e di assicurare un rapido assorbimento da parte delle colture. È su questi progressi che Coldiretti ha insistito per ottenere un rinvio: una misura immediata, sostengono, avrebbe inciso duramente sulla redditività delle imprese senza dimostrare in maniera inequivocabile un beneficio ambientale proporzionato.
Urea e digestato: risorsa o nodo irrisolto?
La partita più complessa riguarda il digestato, sottoprodotto della digestione anaerobica delle biomasse. Considerato da molti una risorsa strategica, capace di migliorare la fertilità dei suoli e di ridurre le emissioni climalteranti, è al centro di un limbo normativo che rallenta lo sviluppo delle filiere del biogas e del biometano. Tecniche come l’iniezione diretta, la tracciabilità dei conferimenti e il dosaggio mirato mostrano come l’innovazione possa renderlo sicuro ed efficace, ma senza regole chiare gli investimenti già avviati da centinaia di aziende rischiano di restare sospesi.
Coldiretti sottolinea un punto: non si può chiedere agli agricoltori di accelerare sulla sostenibilità senza fornire loro strumenti certi e supporti adeguati. Il settore ha dimostrato di poter integrare innovazione, competitività e rispetto ambientale, ma per consolidare questa traiettoria servono tempi definiti e un quadro legislativo coerente.
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