Vinitaly USA: il vino italiano rilancia la Dieta Mediterranea
di Redazione
08/10/2025
Dalle Doc più celebri ai vitigni minori, un racconto che intreccia tradizione, export e cultura enogastronomica
Il vino italiano torna protagonista oltreoceano con la due giorni di Vinitaly di Chicago, dove Coldiretti e Filiera Italia hanno scelto di puntare sulla forza del Made in Italy non solo come prodotto di eccellenza, ma come parte integrante di un modello culturale e alimentare riconosciuto a livello internazionale. Dopo il recente documento delle Nazioni Unite che ha ribadito il ruolo positivo del vino all’interno della Dieta Mediterranea, l’evento rappresenta un’occasione decisiva per rilanciare consumi e immagine del vigneto Italia negli Stati Uniti, in un contesto reso complesso dai timori legati ai dazi e dalle trasformazioni nei comportamenti dei consumatori.
Consumo consapevole e identità del Made in Italy
“In giuste quantità il vino è parte integrante della Dieta Mediterranea, simbolo di equilibrio e convivialità”, ha ricordato Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia. Un concetto che segna la distanza tra un bere consapevole e di qualità e l’abuso di alcolici industriali che nulla hanno a che vedere con la cultura enologica italiana.
Gli Stati Uniti restano il mercato più importante per l’export vinicolo nazionale, non soltanto per i volumi commerciali, ma perché hanno contribuito a diffondere un vero e proprio stile di consumo: un modo di intendere il vino come esperienza, legame con i territori e valore sociale. Una forza che poggia anche sul lavoro di migliaia di ristoranti italiani oltreoceano, ambasciatori di un’Italia che non si limita a vendere bottiglie, ma trasmette un modello alimentare e culturale.
Degustazioni, biodiversità e formazione culturale
Nello stand allestito al Navy Pier di Chicago, il percorso di degustazioni guidato da Diana Lenzi, responsabile vitivinicola di Coldiretti, racconta la ricchezza del vigneto nazionale: dai terroir siciliani ai grandi bianchi, passando per la piramide qualitativa Igt-Doc-Docg, fino alle bollicine che trainano l’export. Non mancano approfondimenti su vitigni autoctoni meno conosciuti, sulle varietà da aperitivo e sul ruolo del Mediterraneo come culla di biodiversità.
L’iniziativa non si limita a promuovere il vino, ma si intreccia con il progetto dell’Accademia della cultura enogastronomica italiana, realizzata insieme al Ministero degli Esteri, con l’obiettivo di formare nuove competenze, rafforzare lo storytelling e trasmettere i valori di qualità, sostenibilità e legame con i produttori. Una strategia pensata anche per intercettare i consumatori più giovani, che sempre più orientano le scelte verso una wine experience selettiva, attenta alla qualità e all’identità dei prodotti.
Il settore, ricordano Coldiretti e Filiera Italia, vale 14,5 miliardi di euro di fatturato, conta 681.000 ettari di vigneto e può vantare 570 varietà autoctone, un patrimonio senza eguali al mondo che rappresenta non solo un pilastro dell’economia agricola, ma un ambasciatore del modello mediterraneo.
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